Era già traballante per le assenze strategiche e le astensioni alla riunione del 18 settembre. Ma oggi, dopo l’ultima significativa defezione, il tavolo interistituzionale rischia di andare a gambe all’aria.
Il re è nudo e lo hanno capito tutti; non c’è il progetto, non ci sono i fondi, non si sa che cosa si costruirà dentro un’area preziosa del Parco e le notizie frammentarie trapelate in una intervista del Presidente del Parco rendono la situazione ancora più opaca.
Ma nonostante le proteste, sembra che si voglia tirar dritto. Come abbiamo ripetutamente rilevato, la costruzione di una base militare nell’area Cisam, dal momento che lì il costruito è piuttosto contenuto, comporta obbligatoriamente nuove edificazioni, anche se si continua a sbandierare un impossibile consumo di suolo zero.
Non a caso, proprio nel verbale dell’incontro romano, si parla di un abbattimento di 2500 alberi di alto fusto.
Ricordiamo poi che, senza precise indicazioni, un puntuale cronoprogramma e una chiara destinazione di fondi, diventa poco credibile anche il dichiarato “smantellamento del complesso infrastrutturale dell’ex reattore”. In merito, non viene neanche reso noto dove, come e quando verranno trasferite le scorie radioattive, oggi contenute nel deposito nazionale localizzato nel Cisam; scorie per le quali lo stesso Bani ha confusamente paventato rischi in caso di terremoti.
E per finire, nel Piano Integrato del Parco, approvato dal Consiglio Direttivo dell’Ente e trasmesso in Regione, sono state introdotte nuove aree definite DAM (Aree antropizzate a carattere militare), una delle quali con preveggente lungimiranza contiene tutta l’area attualmente edificata del Cisam. E secondo l’Art. 26.3 delle “Norme Tecniche di attuazione e gestione” nelle aree DAM sono ammessi interventi di “nuova edificazione per addizione volumetrica ed opere di urbanizzazione primaria”. Delle quali non si precisano i limiti, con un sostanziale “liberi tutti” regalato ai militari.
Insomma, la vicenda cominciata malissimo con l’occultamento del progetto di una base militare a Coltano continua ad essere condotta nella più completa opacità e con una sconcertante quanto arrogante incapacità.
Riprendendo quanto espresso dal Consiglio Comunale di Vecchiano, invitiamo i rappresentanti degli Enti Locali presenti nel tavolo interistituzionale (in quel che resta di esso) a chiedere al Ministero uno stop.
Questa procedura non può andare avanti con beneplaciti minoritari e antidemocratici. Una pausa di riflessione potrebbe consentire anche di esaminare adeguatamene proposte alternative ad uno scempio nel parco.
PISA 17 OTTOBRE 2023
ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA LA CITTÀ ECOLOGICA
COMITATO PER LA DIFESA DI COLTANO