RIFIUTI: PIANO REGIONALE DA CAMBIARE PROFONDAMENTE. TRE OSSERVAZIONI PRESENTATE DA LA CITTÀ ECOLOGICA

La Regione Toscana ha adottato con deliberazione del Consiglio regionale n. 68 del 27 settembre 2023 il “Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati – Piano regionale dell’economia circolare”.

È un Piano a nostro avviso insufficiente e quindi da cambiare profondamente.

La Città ecologica ha provato a suggerire i cambiamenti che ritiene prioritari attraverso tre osservazioni che riportiamo di seguito.

OSSERVAZIONE N. 1

INCENTIVAZIONE DELLA RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI.

La Città ecologica ritiene che, come lo stesso Piano adottato afferma, l’obiettivo prioritario per una gestione ecologica dei rifiuti sia in primo luogo produrne il meno possibile, acquistando solo le merci realmente necessarie e riutilizzarle e riciclarle il più possibile prima che diventino rifiuto.

Impossibile però raggiungere quest’obiettivo affidandosi solo alla persuasione morale: come per la sicurezza stradale è necessario indirizzare il comportamento di tutti con regolamenti chiari ed è necessario controllare che questi regolamenti diventino d’uso comune.

Ma per ridurre bisogna andare alla fonte: per il 70% parliamo di imballaggi e aggiunte più o meno superflue ai prodotti di consumo utili a renderli attraenti – prima che sicuri – ai consumatori. In attesa di un intervento nazionale, Comuni e Regione hanno opportune leve sulle quali agire. Nel caso della Regione Toscana, la dimensione territoriale è tale che può invitare i protagonisti della grande distribuzione a sedersi attorno a un tavolo per scambiare l’applicazione di indirizzi comunitari e nazionali che già esistono ma restano disattesi in cambio di una riduzione della tassazione locale. Ad esempio una riduzione parametrica della tariffazione lorda della TARI più quella dei contributi ai consorzi di riciclo in cambio dell’impegno su obiettivi tangibili:

  • riduzione/eliminazione della quantità di bevande distribuite in bottiglie di plastica rispetto a quelle in bottiglie di vetro o lattine di alluminio;

  • adozione del vuoto a rendere per il vetro e l’alluminio anche attraverso appositi raccoglitori automatici interni ai punti vendita per la raccolta differenziata di qualità (ovvero non “sporcata” da altri materiali come avviene nei cassonetti ordinari);

  • riduzione/eliminazione degli imballaggi in plastica per il confezionamento autoprodotto rispetto a quelli cartacei.

La regola da seguire è quella della persuasione a catena: la Regione agisce sulla grande e media distribuzione che a sua volta agisce sui produttori, spingendo verso la sostituzione di bottiglie e confezioni in plastica.

A sua volta, attraverso apposite deliberazioni, i Comuni agiscono direttamente sulla piccola distribuzione, vietando ad esempio che bar, pizzerie e locali distribuiscano bevande e posate in plastica e derivati favorendo il riuso di vetro e metallo oppure, ove non si possa fare altrimenti, il mono-uso in carta oppure materiali a compostabilità garantita.

Non c’é materiale innovativo che tenga: il 70% dei rifiuti che punteggiano città e campagne circostanti sono contenitori di plastica. E visto che la plastica ha una minima riciclabilità (2 cicli e tanta energia) semplicemente non va prodotta. Come detto, non significa interrompere il mercato delle bibite e delle acque in bottiglia ma tornare al vetro, all’alluminio e (cum grano salis) a materiali come il Tetra Pak. Soprattutto tornare al vuoto a rendere più che con sconti e buoni spesa con il deposito cauzionale già attivo in 10 Paesi europei.

Su questo piano, produzione di rifiuti assoluta e pro capite, la Toscana è particolarmente carente. Infatti è la terza regione italiana per produzione di rifiuti urbani in kg/abitante, seconda sola a Emilia Romagna e Valle d’Aosta. In questa non brillante performance che ha portato nel 2022 a 590kg/ab (in leggera riduzione rispetto ai dati pre-Covid), ci sono oltre 50 Comuni Comuni con produzione pro capite molto elevata, superiore ai 720 kg/abitante. A parte i comuni costieri eclatante è il caso di Pisa comune di Pisa ha avuto nel 2022 una produzione annua di rifiuti di 756kg/ab oltre il 28% in più della media regionale, ma anche oltre il 22,5% più di Firenze. Un dato molto negativo e del tutto anomalo è oltre tutto in aumento rispetto ai 723kg/ab del 2021 e i primi 9 mesi del 2023 danno un ulteriore aumento del 5% (GEOFOR).

Il Piano, dopo aver assunto nei suoi principi generali, l’obbiettivo della riduzione della produzione dei rifiuti, nella parte normativa non fa nulla per premiare i comuni virtuosi e penalizzare quelli indifferenti al problema.

Gli stessi obbiettivi regionali di riduzione della produzione dei rifiuti sono modesti (5% della produzione di rifiuti urbani per unità di Pil rispetto al 2010).

SI CHIEDE

che il Piano venga modificato introducendo norme che premino in maniera significativa i comuni virtuosi utilizzando le risorse ricavate per fare ciò dalla penalizzazione dei comuni la cui produzione di rifiuti pro capite è superiore a quella media pro-capite;

che si modifichi complessivamente il Piano dando maggiore centralità e peso alle norme che hanno come obiettivo la riduzione della produzione dei rifiuti e sulla base di ciò si arrivi ad aumentare l’obiettivo percentuale di tale riduzione.

Pisa 26 novembre 2023.

OSSERVAZIONE N. 2

INCENTIVAZIONE DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA.

La Città ecologica ritiene che la percentuale di raccolta differenziata (RD) raggiunta nel 2022 dalla Regione Toscana, il 65,68%, sia appena sufficiente, di poco superiore a quella media italiana (superiore al 64% 2021) ma inferiore a quella di tutto il Nord Italia (superiore al 71% 2021).

Si evidenzia inoltre anche in Toscana quella che è una norma economica generale: dove sono presenti impianti come gli inceneritori o comunque impianti di dimensioni e costi ingenti che sfruttano l’effetto scala per ammortizzare l’investimento la Raccolta Differenziata è disincentivata per non penalizzare la convenienza dell’investimento. Infatti nell’ATO Sud dove sono presenti due dei 4 inceneritori nella Regione la percentuale di RD è la più bassa di poco superiore al 55%. Un altro buon motivo per andare in tempi certi alla chiusura di quegli impianti.

Discorso analogo per i comuni che hanno grosse discariche. Qui il caso eclatante è Peccioli con una percentuale di RD inferiore al 35%, ma anche Chianni con meno del 27% (2022).

È noto ormai da tempo quali sono i metodi per raggiungere elevate percentuali di RD, diciamo l’80% raggiunto anche da molti comuni toscani:

  • Raccolta differenziata porta-a-porta organizzata in modo adeguato che verifiche la correttezza dei conferimenti;

  • Tariffazione puntuale per cui ciascun utente paga in base al rifiuto indifferenziato effettivamente conferito per lo smaltimento.

Le due cose insieme sono un incentivo alla oculatezza degli acquisti finalizzata alla riduzione della stessa produzione complessiva di rifiuti.

Purtroppo ci sono ancora comuni (Pisa è uno di questi) che privilegiano i cassonetti stradali andando a diminuire le aree servite dalla raccolta porta a porta a piè di fabbricato. Questo si traduce nella diminuzione negli anni dell RD: 65,1% nel 2022 a fronte del 65,8% del 2021 mentre il dato generale ed anche quello regionale è verso un costante aumento. E nei primi nove mesi del 2023 GEOFOR segnala un ulteriore significativo calo della % di raccolta differenziata.

Pensiamo che il Piano non possa limitarsi ad auspicare la RD e il suo aumento.

SI CHIEDE

che il Piano venga modificato assumendo l’obiettivo di arrivare ad una percentuale regionale di RD dell’80% al 2030;

che il Piano venga modificato introducendo norme che premino in maniera significativa i comuni virtuosi che aumentano la % di RD fino all’80% utilizzando le risorse ricavate per fare ciò dalla penalizzazione dei comuni la cui percentuale di RD diminuisca o resti al di sotto del 70%;

che il Piano venga modificato prescrivendo che i comuni adottino la raccolta differenziata porta-a-porta e la tariffazione puntuale.

Pisa 26 novembre 2023.

OSSERVAZIONE N. 3

IMPIANTI.

La Città ecologica ritiene che la scelta dell’Avviso pubblico esplorativo per la manifestazione di interesse alla realizzazione di impianti di recupero e riciclo di rifiuti urbani e derivati dal trattamento degli urbani si sia rivelata errata ed abbia portato a quella che giudichiamo la parte più negativa del Piano adottato, quella da modificare radicalmente.

Ci sembra che anche solo guardando i due grafici che riportiamo di seguito si noti l’assurdità di quanto prodotto da quella procedura.

Gli impianti proposti dalla “manifestazione d’interesse” sarebbero collocati per il 57% nell’ATO Costa che produce il 35,6% del totale dei Rifiuti Urbani (RU) da smaltire; invece nell’ATO Centro che produce il 39,8% dei RU sarebbero previsti solo il 16% degli impianti.

Una cosa palesemente improponibile e ingiusta dal punto di vista dei principi della gestione dei rifiuti che lo stesso Piano teoricamente afferma.

Il campanilismo qui non c’entra nulla.

Ogni territorio deve essere in grado di smaltire i rifiuti che produce perché solo così si assume la responsabilità e gli oneri delle scelte che compie: dagli amministratori fino al singolo cittadino.

Se si guarda poi la tipologia degli impianti proposti la cosa appare ancora più odiosa, fino ad apparire immorale. Tutti nell’ATO Costa gli Ossicombustori. In provincia di Pisa, specificatamente a Peccioli, gli impianti di trattamento dei RUR (Rifiuto Urbano Residuo) di fatto i Rifiuti urbani indifferenziati: un Ossicombustore oltre all’ampliamento della discarica di Legoli.

A poco vale il ragionamento che il Comune di Peccioli è disponibile ed anzi spinge per avere questi impianti. Una Regione che avesse a cuore la corretta gestione dei rifiuti dovrebbe penalizzare quel comune con quella percentuale di RD (meno del 35%) e che usa in questo modo l’ambiente ed il territorio suo (e dei comuni confinanti) e non approfittare di questa “disponibilità”.

In generale riteniamo che si debba superare lo smaltimento in discarica del residuo non riciclabile, sicuramente il peggior metodo di smaltimento dal punto di vista ambientale. Quindi nessun ampliamento delle discariche esistenti deve a nostro avviso consentito dalla Regione.

Per gli impianti riteniamo si debbano privilegiare quelli che prevedono recupero di materia a quelli utilizzati per produrre energia. In generale riteniamo inaccettabili impianti come gli inceneritori o comunque di dimensioni e costi ingenti che sfruttano l’effetto scala per ammortizzare l’investimento: con essi la Raccolta Differenziata è disincentivata per non penalizzare la convenienza dell’investimento. In linea di massima riteniamo la pirolizzazione più efficace delle altre tecniche sia per impatto ambientale complessivo (bilancio energetico, emissioni climalteranti, fabbisogno idrico, rifiuti prodotti per t trattata) che per motivi economici e di gestione del ciclo rifiuti. Infatti pur avendo un costo simile a quella degli inceneritori, la pirolizzazione funziona anche su impianti piccoli.

SI CHIEDE

che sia la Regione a stabilire la tipologia degli impianti necessari e la loro distribuzione uniforme sul territorio regionale proporzionalmente alla quantità di rifiuti prodotti da ciascun ATO;

che nella scelta delle tipologia si privilegino quelle che prevedono recupero di materia a quelli utilizzati per produrre energia;

che non si prevedano impianti come gli inceneritori o comunque di dimensioni e costi ingenti che sfruttino l’effetto scala per ammortizzare l’investimento;

che si valuti la possibilità di realizzare impianti che utilizzino la pirolizzazione.

Pisa 26 novembre 2023.

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